Al focus del Consorzio vini piceni, anche l’analisi Nomisma su base Sinab per regioni e per province marchigiane, con il Piceno tra le aree più vocate d’Italia: Ascoli, che detiene il 53% di tutta la vigna biologica marchigiana, ha infatti un’incidenza green sulla vite da vino del 41%, quasi il triplo della media nazionale (15,8%). “Dato questo che si alza sensibilmente fino a raggiungere i 2/3 del vigneto nelle aree a denominazione di origine. E la quota è destinata ad aumentare ulteriormente”, ha detto il presidente del Consorzio vini piceni, Giorgio Savini. Nel complesso – con 5mila ettari – le Marche sono al terzo posto tra le regioni d’Italia (con superfici di vite bio superiori ai 2mila ettari).
Secondo l’Osservatorio Bio di Nomisma, le vendite di vini biologici nel 2017 sono aumentate dell’85% per i Doc e Docg e più che raddoppiate per i vini Igt, a conferma che il consumatore li apprezza e, quando li trova nei punti vendita, li acquista. “Lo spazio di crescita è ancora enorme – afferma Pinton – e i responsabili delle enoteche della Gdo possono capitalizzare quella che non è una moda, ma una tendenza ormai chiara e netta, costruendo assortimenti coerenti e mirati di vini biologici per un consumatore attento, consapevole e curioso”.
Il biologico, che significa al contempo sostenibilità e attenzione all’ambiente, è al centro delle politiche della Regione Marche. Lo dice Anna Casini, vicepresidente delle Marche e assessore all’Agricoltura: “Nel Programma di sviluppo rurale abbiamo inserito i contratti ambientali d’area per ridurre gli inquinanti nelle acque, un altro contratto ambientale d’area coinvolgerà areali comuni per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Andando verso il bio non possiamo che migliorare le Marche”.